Sangue indigeno a cena? Buycott

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Égalité | 24 OTTOBRE 2019

Sangue indigeno a cena? Buycott

‘Sangue indigeno, non una goccia in più’. Una delegazione delle comunità indigene dell’Amazzonia sta girando l’Europa, 18 città in 35 giorni. Per sensibilizzare il Vecchio Continente sulle rapine delle terre (land grabbing) e le deforestazioni tuttora perpetrate in America Latina per produrre soia OGM, carni bovine e pelli, legnami.
 
 
‘Deforestazione Made in Italy’ e Made in Europe? Ora Basta! È nostra responsabilità arrestare la domanda di commodities come soia OGM, olio di palma e carni americane.
 
Buycott! Firmiamo tutti e divulghiamo la petizione, seguendo il link https://www.egalite.org/buycott-petizione/.
 
‘Sangue indigeno, non una goccia in più’. Missione in Europa
Abbiamo partecipato alla seconda giornata di missione della rappresentanza indigena in Europa. A Roma, presso l’Esc Atelier, grazie a DinamoPress, Survival International, Greenpeace e la Rete ‘In difesa di…’. Célia Xakriabá, Alberto Terena, Kretã Kaingang e Elizeu Guarani Kaywoá di APIB hanno offerto testimonianza delle violenze e soprusi subiti dalle comunità indigene in Brasile.
 
L’iniziativa è sorta a gennaio 2019, ‘dopo l’eccidio di 19 leader indigeni’. È quanto spiega Célia Xakriabá, che viene dal Cerrado. La grande savana, ricca di altipiani, il secondo bioma più importante del Brasile, viene ora bruciata per lasciare spazio all’agricoltura industriale di soia OGM. Nell’indifferenza, un eufemismo, della presidenza Bolsonaro. Elizeu Guarani Kaiowà proviene invece da una delle popolazioni indigene più perseguitate, nel Mato Grosso del Sud (Amazzonia).
 
Le aggressioni delle comunità indigene vengono realizzate manu militari, ma anche attraverso armi chimiche. Avvelenando le acque con i pesticidi, per costringere i popoli autoctoni ad allontanarsi dalle loro terre.
 
Iniziativa indigena, gli obiettivi
Gli indigeni rivendicano il possesso di almeno una quota dei territori che rappresentano i loro domini ancestrali. Ma i loro portavoce vengono sistematicamente uccisi, dai tempi del martire Chico Mendez come tuttora. E ai loro omicidi segue l’espulsione delle comunità indigene dalle loro terre. Gli ecosistemi vengono devastati, le famiglie costrette a vivere per strada, bere acqua contaminata, migrare verso le favelas ai margini delle città.
 
L’obiettivo della campagna è richiamare l’attenzione dei governi e della società civile in Europa affinché si rendano conto del genocidio ed ecocidio in atto, e vi reagiscano:
 
– alle autorità politiche si chiede di fare pressione sul governo brasiliano e sulla lobby dei ruralistas. Il gruppo di potere che controlla la filiera agroindustriale e zootecnica alla base delle deforestazioni in Amazzonia e Cerrado. È fondamentale promuovere missioni di ONU e Parlamento europeo, per mitigare gli attacchi di militari e milizie private agli indigeni. E ottenere l’impegno delle amministrazioni locali a riconoscere i diritti indigeni sulle aree possedute per generazioni,
 
– alla società civile si chiede di assumere consapevolezza dei disastri in corso, e adottare scelte di consumo responsabili.
 
‘To make European consumers aware of ways of conscious consumption’ è dunque un obiettivo prioritario della campagna internazionale ‘Sangue Indigena, nehuma gota mais’.
 
‘La campagna e le campagne che state portando avanti qui in Europa sono davvero molto importanti. Ma ancora più importante è capire che noi dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare per quanto riguarda i prodotti esportati dalle terre indigene, dai taglialegna, gli agricoltori. Mangiando questi prodotti non fate altro che finanziare il lavoro di Bolsonaro. L’accordo economico con l’Europa sta prendendo sempre più piede. Oggi le popolazioni indigene in Brasile rappresentano lo 0,5 % della popolazione brasiliana, ma noi abbiamo l’85% della biodiversità delle terre. Con demarcazione intendo che quando voi comprate questi prodotti voi state impedendo la nostra demarcazione delle terre o la rimarcazione delle terre già demarcate, state supportando il disboscamento. Dovreste cambiare le vostre leggi europee così che noi possiamo lavorare tutti insieme contro l’economia capitalista devastatrice.’ (Kretã Kaingang)
 
 
Testimonianze
Alberto Terena spiega l’impegno di APIB (Articulação dos Povos Indígenas do Brasil), sensibilizzare i cittadini del mondo affinché il popolo indigeno possa continuare a vivere. L’Amazzonia non ha mai subito tanto gravi aggressioni. Jair Bolsonaro, ‘il Nero’, sta aprendo le porte all’agrobusiness per distruggerla. Gli indigeni assistono allo sterminio e la deportazione forzata delle loro popolazioni. Erano 5 milioni, sono ora 400 mila. Perciò si chiede che  l’Europa spinga il Brasile a rispettare gli accordi internazionali in vigore, come l’accordo di Parigi.
 
Kretã Kaingang, dal sud del Brasile, spiega che per salvare l’Amazzonia e il pianeta bisogna difendere gli ecosistemi originari. Nel sud del Brasile non esistevano la soia OGM né i bovini al pascolo, c’era la foresta che proteggeva i popoli e dava cibo e sostentamento. Con l’arrivo di italiani e tedeschi il territorio è stato occupato. ‘La nostra terra occupa 4 Stati, ha una grande biodiversità, e per questo è un luogo sacro. Gli europei hanno abbattuto la foresta e hanno provocato la perdita della nostra identità territoriale’.
 
Una voce dall’Ecuador
Il popolo Kichwa di Sarayaku, dell’Amazzonia in Ecuador, è rappresentato dalla portavoce Patricia Gualinga, la quale si trova a Roma per partecipare al Sinodo amazzonico organizzato da Papa Francesco. La resistenza indigena nell’Ecuador amazzonico è riuscita a fermare l’avanzata delle trivelle petrolifere nel nostro territorio, grazie anche a una vittoria in tribunale. E continua a battersi, da decenni, per opporsi alla costruzione di dighe e miniere.
 
‘Distruggere l’Amazzonia è distruggere la vita del pianeta. Lottare per proteggerla significa lottare per la sopravvivenza del pianeta stesso. A volte sembra che in Europa stiate ascoltando di problemi così lontani, ma i problemi degli indigeni hanno un impatto diretto per tutti i popoli del mondo. Per questo occorre dare valore alla resistenza dei popoli indigeni.’ (Patricia Gualinga)
 
Sulla rapina delle terre si veda anche https://www.egalite.org/land-grabbing-e-cambiamento-climatico-il-rapporto-ipcc/
 
Dario Dongo e Giulia Torre
 
 

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