Basta con la speculazione delle banche sulle materie prime alimentari

La finanza basata sui mercati delle commodities agricole specula sulla fame dei ceti meno abbienti. È quanto emerge con chiarezza in un recente rapporto di Oxfam France, non il primo ma forse il più efficace dei report in materia, visto che i primi gruppi bancari europei iniziano a ritirarsi dagli affari sporchi.

Negli ultimi dieci anni si é innescato un pericoloso sistema di scommesse sull’andamento dei listini delle derrate agricole di base. Questa crescita esponenziale del mercato finanziario non corrisponde però alla realtà degli scambi il cui incremento é per lo più lineare essendo collegato all’andamento demografico e dei consumi nei paesi emergenti.

Così, se su un bushel di grano (1) gravitano capitali fittizi sino a 80 volte il suo prezzo (2), basta una pur modesta diminuzione dei raccolti, a causa di alluvioni o siccità o incendi, per fare volare i prezzi delle materie prime.

Molte banche in ogni continente – con rare eccezioni, come quelle cinesi – continuano a scommettere sul cibo che c’è o che manca. Alcune lo fanno direttamente, altre mediante titoli d’investimento. Rosso o nero, rien ne va plus. L’unico piatto che piange è quello dei diseredati, ovunque nel pianeta. Quando il listino fibrilla, c’è solo la fame per quel miliardo e mezzo di esseri umani che vive con meno di due dollari al giorno.

Alcuni istituti bancari cominciano a cambiare filosofia, preso atto della crescente attenzione di cittadini-correntisti-investitori su questi temi.

Altri istituti bancari però continuano ad adottare politiche finanziarie molto disinvolte. Deutsche Bank e Allianz, i più grossi commodity traders governati dalla signora Merkel, si giustificano affermando che le speculazioni non c’entrano, e che la volatilità dei prezzi dipenderebbe solo da altri fattori (3). Provano a “buttarla in caciara”, come si direbbe a Trastevere, e mantengono l’omertà sul livello dei loro investimenti e delle speculazioni sulle derrate agricole primarie.

A livello europeo, i fondi basati sulle materie prime alimentari sono almeno 66, per un valore complessivo di circa 3,6 miliardi di euro, e la loro volatilità varia dal 22 al 24%, secondo gli analisti di Morningstar (4).

Oxfam però non molla la presa e continua nella sua campagna di informazione. In Belgio ad esempio l’Ong ha avviato un’iniziativa per mettere a nudo l’esposizione di KBC Bank e Dexia sulle commodities agricole. Entro giugno saranno pubblicati due rapporti, il primo sui meriti degli investimenti socialmente responsabili, il secondo sul ruolo delle banche francesi nel finanziare l’industria dei biocarburanti.

E le nostre banche? E le società italiane di gestione del risparmio? Alla prossima puntata.


Note:

(1) Il bushel è un’unità di misura per i cereali

(2) Vale a dire che è stato comprato e rivenduto 80 volte, virtualmente, attraverso lo scambio di titoli la cui relazione sottostante é appunto la vendita di quel bushel.

(3) È pur vero, come si è accennato, che diversi fattori – come gli eventi atmosferici ma anche le politiche sui dazi e i bandi alle esportazioni – contribuiscono agli squilibri tra domanda e offerta. Ed è vero che l’assenza di politiche sulle scorte impedisce di calmierare tali squilibri, i quali perciò si riflettono sui prezzi. Ma l’effetto-volano che fa volare i prezzi alle stelle è proprio quello innescato dai fondi di investimento che – in uno scenario di alta volatilità – hanno trovato il pane per i loro denti. Solo per i loro purtroppo

(4) A ben vedere alcuni strumenti finanziari in agricoltura avevano, in origine, un significato non meramente speculativo. I cosiddetti “futures” potevano di fatto assicurare i diversi operatori (agricoltori da un lato, mangimisti, molini, industrie dall’altro) rispetto ai rischi di sbalzi dei listini al di sopra o al di sotto di determinate soglie. Ma la completa de-regolazione ha favorito la proliferazione di strumenti complessi, sempre più lontani dal mercato reale e difficili da verificare (quanto a funzionamento e garanzie)

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https://farmlandgrab.org/post/21787
Source
Il Fatto Alimentare http://www.ilfattoalimentare.it/oxfam-speculazioni-commodities.html